Parrocchia S. Maria Assunta – Engazzà


LA CHIESA DI SANTA MARIA ASSUNTA DI ENGAZZA’

chiesa-engazza-2016Le prime notizie che riguardano la chiesa di Santa Maria di Engazzà, risalgono al 1460 quando fu visitata dal vescovo Matteo Canato, suffraganeo del vescovo Ermolao Barbaro. In quel tempo la chiesa, che era ancora una cappella soggetta alla pieve di Salizzole, si trovava in buono stato di conservazione come confermò lo stesso vescovo. Tale stato è giustificato dal fatto che essa era stata, probabilmente, edificata non oltre cinquant’anni prima, come sostiene il Simeoni, e come si può desumere dalla morfologia dell’abside.
Essa appare di forma semicircolare con lesene esterne in cotto, finestre ogivali e strombate e chiusa superiormente da volte a crociera, secondo una consuetudine ancora adottata nel primo Quattrocento. Quasi settant’anni dopo, e precisamente il 30 gennaio 1528, il vicario del vescovo G.M. Giberti trovò la chiesa semiscoperta poiché, dopo i lavori di allungamento della navata, la ricostruzzione del tetto non era ancora ultimata.
Dopo che la chiesa era stata elevata a parrocchia, si era sentita la necessità di aumentarne la capienza per accogliere un maggior numero di fedeli e questo fu ottenuto prolungando la navata anteriormente. Riteniamo che nella circostanza sia stato costruito il bellissimo portale in marmo rosso di Verona con archivolto a tutto sesto e con gli stipiti conclusi da capitelli corinzieschi di chiara impronta rinascimentale. Fu conservata la finestra gotica sul fianco destro della navata.
I lavori di completamento e di copertura si conclusero entro il 28 settembre 1530 e così i 350 abitanti di Engazzà poterono essere accolti nella chiesa rinnovata, che ospitava anche la confraternita laicale della Beata Vergine.
Il vecchio parroco, Giacomo Quaioto, era tutto preso dal problema di concubinaggio creato dal feudatario locale, Nicola Zaccaria, che aveva sistemato l’amante, con la madre, presso l’abitazione del patrizio veneto Antonio Valmarana a Calcinaro.
Nel 1532 anche il nuovo parroco, Giacomo Antonello, non era riuscito a risolvere la questione del concubinaggio: Nicola Zaccaria, con la sua amante, e Giacomo Zaccaria, non si accostavano al sacramento della confessione.
Quando il vescovo G.M. Giberti nel 1541 visitò la chiesa di Engazzà per l’ultima volta trovò che i fedeli confessati e comunicati erano salita a 460, ma che i signori giusdicenti, ossia Pietro Francesco Zaccaria e Agostino Zaccaria, continuavano la tradizione famigliare dell’adulterio e non si confessavano. Per tentare di risolvere la questione il vescovo decise di inviare in aiuto al parroco Agostino Mattei il suo braccio destro Nicolò Ormaneto.
Nel 1568, quando fu visitata dal vescovo Agostino Valier, la chiesa ad unica navata con presbiterio e coro, era dotata di tre altari laterali: uno dedicato a S. Nicola, che apparteneva alla famiglia Zaccaria, uno dedicato alla Beata Vergine, che era mantenuto dalla omonima confraternita e il terzo al Corspo di Cristo, che era di pertinenza della confraternita del Corpo di Cristo recentemente istituita.
Nel corso della seconda visita pastorale (1594), il vescovo Valier prese atto che l’altare della famiglia Zaccaria aveva cambiato dedicazione da S. Nicola a S. Eustachio e ordinò che sia l’altare di S. Eustachio che quello del Corpo di Cristo venissero dotati di una pala.
Nel 1595 fu istituita la compagnia del Rosario che nel 1608 provvide a erigere un proprio altare.
Così il vescovo Sebastiano Pisani nel corso dela sua visita del 1697 riscontrl sensibili variazioni nell’assetto interno della chiesa di “S. Maria de valle Incorba” rispetto al secolo precedente.
Oltre all’altare maggiore, che era posto tra il presbiterio e coro, vi erano ora quattro altari:

  • l’altare della beata Maria Vergine, retto dall’omonima compagnia

  • l’altare della B.M.V. del Rosario, mantenuto dalla società del Rosario

  • l’altare di S. Eustachio, appartenente alla famiglia Zaccaria

  • l’altare di S. Francesco di Paolo di ragione della comunità, ma mantenuto dalla compagnia del Rosario

In quell’anno gli abitanti di Engazzà erano 500, dei quali 350 si accostavano alla comunione.
Nel corso del Settecento la disposizione e la dedicazione degli altari non subirono sostanziali modifiche. Il numero degli abitanti di Engazzà e di coloro che si comunicavano subì una constrazione: nel 1714 i primi erano 379 e i secondi 280; nel 1762 rispettivamente 386 e 260.
Nel 1715, essendo stato ferito all’interno della chiesa con spargimento di sangue un certo Angelo Padoanin, essa dovette essere sottoposta al rito della “riconciliazione”.
Nella seconda metà dell’Ottocento, il parroco don Tajari (1862-1894) prese molte iniziative per ingrandire e abbellire la chiesa. Ampliò la chiesa, il campanile e l’oratorio, rinnovò la decorazione interna della vnavata, fece erigere nuove balaustre agli altari, dotò la chiesa di un nuovo pulpito e di un organo.
La navata fu allungata del tratto antistante il primo altare, come si può evincere dalla lettura delle partiture murarie; il portale cinquecentesco venne trasferito nella nuova facciata e inglobato in un altro di tufo con piedritti gradonati e timpano triangolare ad angolo acuto; furono aperte due bifore archiacute molto slanciate e un oculo cieco decorato all’interno; la facciata venne conclusa da una cornice ad archeretti rampanti di gusto islamico e da guglie piramidali poggianti su pilastrini. Ne risultò un prospetto neogotico che, nelle intenzioni del progettista, avrebbe dovuto armonizzarsi con il resto della fabbrica quattrocentesca.
Già nel 1541 la chiesa di S. Maria era provvista di campanile, perché in quell’anno il vescovo G.M. Giberti ordinò che ne fosse rifatta la porta d’ingresso.
Successivamente esso venne elevato con la costruzione di una nuova cella campanaria conclusa da un tetto metallico a bulbo di forme barocche.
E’ probabile che tale intervento sia stato realizzato all’inizio del Settecento.
Oggi il bel campanile, alto e slanciato, si erge sul lato settentrionale del presbiterio.
Per quanto riguarda il patrimonio della chiesa, ossia il beneficio parrocchiale, sappiamo che nel 1568 era costituito da 55 campi e che nel 1653 consisteva in 8 appezzamenti, per la maggiora parte ubicati in contrada Valbissara, per complessivi 62 campi.
Dopo quasi 100 anni, ossia nel 1740, il numero dei campi era rimasto invariato, ma 36 di questi, posti sotto il comune di Nogara, potevano essere coltivati a risaia e producevano 28 sacchi di riso grezzo all’anno. Tra gli altri 26 campi, 24 erano arativi vignati e arborati, 2 erano coltivati a prato.

ELENCO DEI PARROCI DI SANTA MARIA ASSUNTA DI ENGAZZA’:

  • 1566-1575 Taffello de Taffellis

  • Gacomo Lavori

  • 1575-1584 Bernardino Regatino

  • 1584-1586 Domenico Bresciani

  • 1586-1589 Alessandro Gabrieli

  • 1589-1607 Cosma Fabronio di Faenza

  • 1607-1610 Stefano Gonzaga

  • 1610-1623 Ottavio Calvisano

  • 1623-1623 Giovanni Maria Cesari

  • 1633-1630 Francesco Girelli

  • 1633-1661 Giovanni Battista rossi

  • 1661-1685 Bartolomeo Macarinelli

  • 1685-1686 Paolo Dalla Costa

  • 1686-1687 Francesco Piva

  • 1687-1705 Francesco Tonini

  • 1705-1747 Santo Montagnoli

  • 1748-1761 Giovanni Maria Qurientoni

  • 1761-1797 Lorenzo Vedovelli

  • 1799-1803 Angelo Caldana

  • 1803-1806 Antonio Parolini

  • 1806-1820 Carlo Ambrosini

  • 1820-1821 Antonio Parolini

  • 1821-1828 Luigi Cunego

  • 1863-1894 Riccardo Toajari

  • 1859-1897 Giovanni Bertasi

  • 1897-1930 Romolo Toldi

  • 1930-1959 Giuseppe Alessandro Gianfilippi

  • 1959-1971 Francesco Cesari

  • 1971-1982 Malacchini Germano

  • 1982-1993 Garonzi Angelo

  • 1993-2013 Squassabia Flavio – Silvestroni Martino – Giusti Devis

  • 2013- Lucchi Massimiliano e Pedretti Luca

FONTI: SALIZZOLE – Storia, cultura e morfologia del territorio – Remo Scola Gagliardi – anno 1998